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Autore: Matteo
Redatto il: 19 Ottobre 2020

Cos’è un impianto di depurazione a fanghi attivi?

In questo spazio oggi parleremo del processo di trattamento delle acque reflue e conosceremo meglio come funziona un impianto di depurazione a fanghi attivi, ovvero tutto ciò che si suole catalogare come processo di ossidazione biologica. Una biomassa attiva formata da amebe, protozoi, batteri saprofiti, ed avente forma di fiocchi, utilizza le sostanze organiche presenti nel liquame refluo, degradandole e scomponendole in composti più piccoli, di cui gli stessi batteri si nutriranno.

In parole povere, la flora microbica usata per il trattamento delle acque reflue tende ad agglomerarsi grazie soprattutto all’ossigenazione alla quale viene sottoposta nelle cosiddette ‘vasche di decantazione’; è in questo momento che il fiocco di fango attivo si nutre di ossigeno esostanze organiche presenti nel refluo, ‘ingrassando’ e diventando quindi più pesante. Aumentando di dimensioni, il neonato fiocco di fango precipita lentamente verso il fondo della vasca, pronto ad essere raccolto e spinto in una fossa dove verrà raccolto e riutilizzato.

Nascita dei primi impianti di depurazione

Anticamente la depurazione dell’acqua veniva svolta con metodi empirici come la bollitura e la successiva sua conservazione in brocche d’argento; verso la fine del secolo XVII poi, conseguentemente alla scoperta del microscopio, si iniziarono a sviluppare in Europa i primi metodi scientifici di depurazione delle acque che, specie durante il periodo in cui Londra fu colpita dalla peste, assunsero un’importanza di prim’ordine.

Fu l’ingegnere francese Joseph Bazalgette il primo a realizzare una vera e propria opera ingegneristica per il trattamento primario delle acque reflue, e lo fece costruendo a Londra una rete fognaria, la quale fu certamente modificata ed ampliata nel tempo, ma che conserva ancora oggi l’ossatura di base che egli stesso ideò. Più o meno in quello stesso periodo il francese George Eugèene Haussmann costruì il primo sistema fognario anche a Parigi, anche perché ci si trovava nel periodo storico della grande rivoluzione industriale, quindi era proprio necessario farla.

Il ciclo di trattamento delle acque reflue

Le acque reflue civili (il cui trattamento è ovviamente differente rispetto a quello delle acque di risulta industriali), subiscono un processo di lavorazione che suole suddividersi in due grandi linee: la linea delle acque e quella dei fanghi. Le fogne scaricano dunque il liquido, che in questa fase però giunge all’impianto portando con se anche detriti solidi; ecco spiegato il primo passaggio, cioè quello della grigliatura.

Stracci, plastica, ed a volte anche qualche carcassa di animale morto vengono eliminati dal fluido in questa prima fase per non incorrere in eventuali ostruzioni nelle tubazioni dell’impianto; il secondo step prevede invece una disoleazione o sgrassatura, fase in cui i saponi, i grassi e gli olii presenti nel liquame vengono separati da questo e raccolti in una vasca a parte. Per far sì che il liquame in continuo movimento attraverso i condotti dell’impianto non si depositi sul fondo, viene sparato al suo interno ossigeno, il quale non solo crea le condizioni affinché parti di biomassa non sedimentino nei condotti, ma inizia anche ad essere utilizzato dai batteri contenuti nei reflui, come fonte di alimentazione.

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La formazione dei fanghi

Riassumendo, i reflui civili si riversano tutti nel nostro depuratore, dove vengono liberati dai detriti più grossolani grazie ad un processo di grigliatura, e da olii, saponi ed altre impurità, mediante il processo di sgrassatura; dopo questi primi trattamenti preliminari, il liquame va a finire in alcune vasche, dove hainizio il suo processo di equalizzazione ed omogeneizzazione.

In pratica, i batteri presenti nei reflui iniziano letteralmente a mangiare le sostanze organiche che risultano dalla ‘riduzione’ della biomassa’ che loro stessi hanno causato con l’aiuto dell’ossigeno; ciò comporta un loro inevitabile cambiamento sia di forma che di peso, ed è proprio in questa fase che possiamo assistere al fenomeno della flocculazione, ovvero la discesa verso il fondo della vasca dei fiocchi di fango che, diventati più pesanti in quanto ben sazi, si lasciano cadere lentamente verso il basso ,per poi essere raschiati sul fondo della vasca e spinti in una specie di pozzetto di raccolta.

Com’è l’acqua dopo il trattamento nell’impianto di depurazione?

Nel momento in cui il liquame avrà superato tutte le lavorazioni alle quali è stato sottoposto nell’impianto di depurazione, tra cui la denitrificazione e la defosfatazione, l’acqua viene opportunamente disinfettata (potrebbe infatti ancora contenere spore, virus, batteri o funghi). Sono tre i sistemi per disinfettare l’acqua che esce da un impianto di depurazione, ovvero la si può ‘ozonizzare’, ‘attinizzare’, o ‘clorare’ (sembra che sia proprio quest’ultimo quello più utilizzato).

L’acqua di risulta, dopo tutto il processo depurativo alla quale essa è stata sottoposta, viene dunque liberata anche da possibili batteri o virus che potrebbe certamente contenere, ed è necessario un ultimo step, che in quasi tutti i maggiori impianti d’Europa suole essere quello della clorazione, per poter dichiarare definitivamente concluso tutto il ciclo di lavorazione al quale essa è stata sottoposta. Ne uscirà un’acqua molto più chiara di quella non trattata, ma in ogni caso non sarà potabile.